:.. Mario Fagiolo è stato un pugile competitivo, rugbista, pioniere (1928) e bicampione a 15 italiano.
Tre quarti e mediano di mischia della Rugby Roma e vice campione
con la Nazionale Italiana di Rugby alle Universiadi di Torino (1933).
La Rugby Roma di Mario Fagiolo del 1937, campione d’Italia
I giovani di oggi, lo si sa, non sono quelli di ieri per il mondo diverso che li circonda, per il loro modo di vivere, ma è nello sport che essi possono trovare quello che a loro più manca:
il contenuto e le proposte adeguate per una esistenza felice. (M.FAGIOLO)
«Mi emozioni perfino quando leggo in qualche titolo di giornale la lettera J.
Penso subito alla Juve».
«Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda.
Una leggenda che è sorta in un liceo di Torino e che ha finito per conquistare nove, dieci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all’estero con un nome, una maglia e dei colori conosciuti in tutto il mondo.“ «La Juve è per me l’amore di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d’amore».
“Ho dato a Del Piero il soprannome Pinturicchio: per l’estetica, per il modo di giocare.
I suoi gol sono sempre eccellenti”;
“Platini rimarrà unico e inimitabile”;
“Amo il calcio, forse lo amo troppo, a tal punto da mettere in secondo ordine le alternative domenicali.
Sì, amo molto questo sport che non ha rivali”;
“Prima della partita, sono sempre nervoso.
Dopo, quasi sempre soddisfatto”.
“Per noi la maglia conta più dei nomi” .
“La passione non cambia e non invecchia: questo è sicuro”;
“Nei momenti difficili di una partita, nel mio subconscio c’è sempre qualcosa che scatta,
ed è quella capacità di non arrendersi mai.
E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te lo aspetti”.
„La Juventus sul campo li ha vinti quegli scudetti.
A parte quello che ho vinto, essere stato alla Juventus è un’esperienza che ti rimane dentro, diventa stile di vita.
Con Gaetano Scirea ho condiviso soltanto gioie: insieme abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere.“
„La Juventus non deve temere nessuno, devono essere gli avversari a temerla.
Lo impone il nome, il peso della maglia bianconera non ha eguali nel mondo.“
„Negli annali del calcio siamo solo in cinque ad aver conquistato tutti i tornei internazionali:
Blind dell’Ajax, Brio, Cabrini, Gaetano ed io.
È un motivo di orgoglio aver scritto insieme quelle pagine ed essere stato suo amico.
A Torino vivevamo a due passi l’uno dall’altro, spesso andavamo ad allenarci insieme.
Una volta mi sono dimenticato di passare a prenderlo e l’ho fatto arrivare in ritardo per la prima e ultima volta in vita sua.
Quando è arrivato al Combi mi si è avvicinato e mi ha detto sornione:
“bravo, bravo”, ma si vedeva che mi aveva già perdonato.
Il venerdì sera, con lui e Zoff, avevamo il rito scaramantico di andare a cena sempre nello stesso ristorante, ma in realtà era una scusa per passare del tempo insieme.
Gli sarò sempre grato perché è stato uno di quelli che mi hanno aiutato di più nel periodo nero in cui ero finito in panchina.
Mi diceva di insistere, e alla fine mi sono ripreso il posto.
Come al solito aveva ragione lui.“
“Era il 29 maggio 1985 e allo stadio Heysel di Bruxelles era in programma la finale di Coppa Campioni Juventus – Liverpool.
All’improvviso prima del fischio iniziale, una parte della tifoseria inglese si riversò in massa sulla tribuna dove si trovavano i tifosi della Juve, sfondando le reti divisorie.
La polizia arrivò quando gli hooligans erano già in azione: inseguirono i supporter della Juventus fino all’estremità degli spalti.
Presi dal panico i tifosi bianconeri si ammassarono nell’angolo più lontano e basso del Settore Z, schiacciati l’uno sull’altro contro un muro, che crollò.
Fu una carneficina.
Dentro lo spogliatoio c’era un po’ di tutto:
chi perdeva sangue, chi era ferito, noi abbiamo prestato i primi soccorsi, prestando anche le scarpe a chi le aveva perse, le tute.
Era un’atmosfera surreale”.
“Boniperti aveva detto che non dovevamo giocare, ma poi un generale delle Forze dell’ordine ci impose di giocarla e credo sia stato giusto perché altrimenti sarebbe successo molto di più.
Entrammo in campo molto arrabbiati, perché comunque ci avevano tolto il sogno di quella finale, noi eravamo sicuri di vincere ma ci hanno tolto la gioia di esultare.
Capisco le critiche, ma anche qui furono le Forze dell’ordine a chiederci di uscire con la coppa per tenere buoni i tifosi dentro lo stadio.
Non dovevano uscire perché gli hooligans non erano stati ancora evacuati”.
“Morirono 39 persone di cui 32 italiani, ci furono 600 feriti e quelle immagini tragiche fecero il giro del mondo, ma prima si giocò la partita per decisione dei dirigenti Uefa, d’accordo con la polizia belga.”
I calciatori Cabrini, Tardelli e Brio andarono a parlare con i tifosi.
Il capitano Gaetano Scirea lesse un comunicato:
“La partita verrà giocata per consentire alla forze dell’ordine di organizzare al termine l’evacuazione dello stadio.
State calmi, non rispondete alla provocazioni.
Giochiamo per voi”.
Non è normale andare a tifare per la tua squadra del cuore e tornare a casa in una bara. Nel calcio non può succedere una cosa del genere, non si può essere felici dopo che succede una cosa del genere anche se hai vinto la Coppa dei Campioni”. „In questi anni se ne sono sentite tante, troppe sulla notte dell’Heysel. C’è chi ci ha voluto speculare. Hanno scritto e detto che Platini non doveva esultare dopo il rigore. Ma guardate bene l’espressione sul volto di Michel: non è gioia, quello è uno sfogo di rabbia. Altre volte hanno criticato quei miei quattro o cinque compagni che hanno festeggiato a fine gara. Pazzesco. Dico: nessuno vuol capire che un calciatore è un uomo come un altro. In quel momento la sua reazione può essere di qualunque tipo, compreso lo sfogo. Semmai sarebbe meglio parlare dei calciatori del Liverpool, che a fine partita sono andati sotto la curva dei loro tifosi per applaudire. Andate a vedervi le riprese Tv per rendervene conto. Spero non sapessero cosa fosse effettivamente accaduto, anche se la cosa mi sembra strana. Noi sapevamo tutto ed eravamo a pochi metri da loro. Forse è il comportamento degli inglesi, gente che se ne frega di tutto. Morte compresa.
A proposito chi dice che abbiamo esultato per la vittoria, si ricordi che la Coppa dei Campioni non ce l’hanno consegnata in campo, ma dentro una cassa di legno, proprio come fosse una bara.“ “Di cretinate ne ho sentite un’infinità. Troppe volte ci siamo sentiti dire che abbiamo rubato quella coppa.
La nostra festa era stata decisa dallo stesso generale alto due metri: ci ha obbligati a uscire dallo spogliatoio e andare sotto la curva bianconera, perché dovevamo tenere i nostri tifosi all’interno dello stadio”. “Io la coppa l’ho vinta e la sento mia. E’ un trofeo nostro, della Juventus, e delle 39 vittime. Erano venuti tutti allo stadio per assistere a uno spettacolo, cancellarlo sarebbe stato un danno anche a quelle persone”. “Non bisogna chiudere gli occhi, ma tenerli ben aperti per ricordare. Penso soprattutto al grande sogno di 22 giocatori infranto da certi ultrà. Le finali si dovrebbero sempre giocare con entusiasmo e gioia”. “Regole ferree per non scordare i morti dell’Heysel”.
A me non interessa quello che dicono gli altri, sono per la terza stella, ne metterei due piccole ai lati e una grossa centrale e anche una dietro eventualmente, quattro stelle.
La Juventus sul campo li ha vinti quegli scudetti.“
È inutile discuterne, nel cuore gli scudetti sono 30, i giocatori e i tifosi sentono di averne vinti 30 sul campo e io, da giocatore e tifoso, ne ho vinti 30.
Quindi ribadisco il mio sì assoluto alla terza stella.“ (S.TACCONI)
„La Juve mi ha insegnato tanto e io sono rimasto molto affezionato a questa società e alla squadra di quei fantastici anni.“ (M.P.)
„Per me Juventus vuol dire storia del calcio.
Una storia fatta da squadre indimenticabili e da giocatori che con il loro agonismo e la loro genialità hanno scritto alcune delle pagine più belle ed importanti nel libro del calcio mondiale.“ (M.P.)
„Juventus vuoi dire cultura e stile che distinguono i dirigenti, gli allenatori ed i giocatori juventini.“ (M.P.)
„Infine Juventus vuoi dire passione e amore: la passione che unisce i milioni di tifosi in tutta Italia, in tutto il mondo; l’amore per la maglia bianconera che esplode nei momenti di trionfo e non diminuisce in periodi meno felici.“ (M.P.)
„Possono cambiare gli uomini, possono cambiare i dirigenti, però quello che ha di forte questa società sono i giocatori cui è stata tramandata una voglia di vincere, di primeggiare, che non è pari in nessuna altra squadra.“ (G.B.)
„Mi piace tutto della Juve, come ti ho detto prima.
C’è una buona cultura, è il miglior club in Italia, ha una storia straordinaria.
Sono felice qui, ovviamente voglio vincere molti trofei con la Juve.
Non mi piace solo la Juventus, ma la cultura italiana“. (CR7)
„Segnai di testa contro Donnarumma.
Quando vinci un titolo (Supercoppa Italiana nel gennaio del 2019 contro il Milan) è tutto speciale perché durante l’anno ti dedichi a realizzare qualcosa di grande.
Quando si ottiene il primo trofeo in una squadra è sempre speciale.
Questo con la Juventus è sicuramente un grande ricordo”. (CR7)
“Lo stile Juve si avvicina a un decalogo non scritto dei doveri dello sportivo professionista.
Non è un di più che ha la Juve, è qualcosa che manca agli altri.” (D.Z.)
“La mentalità vincente della Juve è una cosa banale, soprattutto per il pubblico e per chi deve riempire i giornali, ma è semplicemente il numero dei trofei che vinci.
E’ quello che dà la misura nello sport, solo quello, e la Juventus punta sempre a vincere”. (D.Z.)
“Boniperti mi chiamò: “Verrai con noi in ritiro, ti allenerai con gli altri, anzi più degli altri”.
Mi sono sentito di nuovo calciatore.
La lettera di convocazione adesso farebbe ridere.
Diceva di presentarsi con i capelli corti, indicava cosa mangiare e cosa bere.
Boniperti era un mago in queste cose.
Quando arrivai mi disse: “Paolo, se ti sposi è meglio, così sei più tranquillo“. Mi sono sposato a settembre.
L’avrei fatto lo stesso, diciamo che sono stato un pò spinto.
Comunque devo ringraziare lui, Trapattoni e Bearzot.
Il Trap mi ha allenato con la sua grinta, ci ha messo molta dedizione, Bearzot mi chiamava spesso.
Non mi faceva promesse ma mi incoraggiava a lavorare bene, perchè lui mi teneva sempre in considerazione.
Fondamentale”.
(P.ROSSI, ricordo Juve, marzo 1981 e Italia)
„È l’alibi migliore per chi non vince; dire che la Juve è davanti perché si comporta in maniera scorretta è una giustificazione da dare ai tifosi.
La Juve è come il maggiordomo: sempre colpevole.“(G.B.)
„Per me la Juventus significa una vita di successo, lotta ed impegno.
È una famiglia in cui sono cresciuto e ha aiutato gli altri a crescere.
È una sorta di vita scelta, un modo di vita.“ (G.B.)
„Il giorno dell’inaugurazione dello Juventus Stadium.
Ho provato tante emozioni, tutte molto forti.
Mi sono detto “ma in che società sto giocando”.
Sono riemersi pensieri che non mi toccavano da parecchio tempo.
Ho risentito tutto l’orgoglio di far parte di un club con una storia unica, che fa tremare le gambe.
Quella sera mi ha caricato a mille, è stata fondamentale a livello di motivazioni, è come se fossi tornato indietro nel tempo.“ (G.B.)
„Alla Juve si acquisisce una abitudine mentale di sacrificio che non c’è da altre parti.
Alla Juve ti insegnano che la partita più importante è sempre quella che deve venire.
Alla Juve ti insegnano ad avere sempre «fame» di vittorie, a non accontentarti mai.
Non è un caso che le fortune della Nazionale siano sempre coincise con la larga presenza di bianconeri in azzurro.“ (C.G.)
„Nel 1982 Maradona insultò mia madre per innervosirmi, non volle darmi la sua maglietta“ . (C.G.)
„Due sere prima di quella partita Bearzot mi disse: ti ho visto bene, sei di nuovo in condizione, te la senti di marcare Maradona? Pensai che stesse scherzando.
Gli risposi, quasi ridendo: vabbè mister, ci penso io.
Presi le videocassette delle prime tre partite e me lo studiai.“
(C.G.)
„La Juve era il mio grande sogno e sarei stato il giocatore che parla e urla in campo, che trascina i compagni e che manca dai tempi di Bettega e Tardelli, quando la Juventus vinceva tutto.
A Torino avrei fatto collezione di scudetti, sarei ancora in una città dove puoi passeggiare tranquillamente in via Roma, senza essere molestato, come mi capitò quando stavo in Italia da pochi mesi e a Napoli non potevo uscire dall’albergo.
La Juve è un club straordinario e di fronte all’Avvocato bisogna togliersi il cappello.
È troppo forte, troppo distante da Berlusconi al Milan“.